Architecture as air: Junya Ishigami’s pavilion for the Venice Biennale 2010.

 

Con il passare dei secoli abbiamo potuto ammirare le tante e straordinarie evoluzioni dell’architettura attraverso l’invenzione di stili diversi, l’uso di nuove tecniche e/o di materiali speciali. Ma a volte la fervida fantasia di architetto può spingersi ben oltre i limiti dell’immaginabile umano cercando di rappresentare addirittura  l’oscillazione in aria di un oggetto e ciò che non è visibile ad “occhio nudo”.

Il geniale architetto giapponese Junya Ishigami, definito da molti critici ragazzo prodigio dell’architettura orientale, noto per aver realizzato opere e strutture che studiano l’oscillazione in aria (come ad esempio il Balloon Cuboid, un pallone dalle esatte sembianze di un pesante monolito che fluttua in aria, che in realtà è un traliccio in alluminio pieno d’elio) è riuscito a creare un’opera così innovativa e sorprendente da meritarsi il Leone d’oro per il miglior progetto alla Biennale di Architettura 2010 svoltasi a Venezia: il padiglione giapponese dell’Esposizione alla Biennale è stato concepito dall’architetto come qualcosa che si trova a metà tra l’architettura vera e propria e un “modello”. La struttura aveva una larghezza di 4 metri, una profondità di 14 metri e un’altezza di altri 4 metri. La sua peculiarità stava nel fatto che non fosse visibile ad una prima occhiata: infatti il modello presentava le dimensioni di un edificio ma i suoi elementi strutturali erano incredibilmente sottili, con colonne e travi di 0,9 mm e 0,02 mm di spessore realizzate realizzate in una fibra di carbonio, praticamente, quasi invisibile e impercettibile.

Ishigami ammette che questo modello era probabilmente irrealizzabile come “struttura” vera e propria. Infatti il suo intento è stato quello di utilizzare, attraverso il progetto del padiglione, l’architettura al fine di dare un senso di trasparenza (il quale fino ad allora richiamava solo l’immagine di opere fatte con materiali come il vetro, il plexiglass…) e di edificare una sorta di costruzione fatta di aria.

Il lavoro è stato commentato dai migliori critici come una visione “unica ed eccezionalmente rigorosa”, un lavoro che spinge all’estremo i limiti della materialità, visibilità, leggerezza e dell’architettura stessa.

Pubblicato il gennaio 23, 2013 su Foreign Architecture. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.

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